Una mappa del cervello in 4D rivela segnali precoci della Sclerosi Multipla
Un team di studiosi del National Institutes of Health (NIH), guidati da Jing-Ping Lin e Daniel S. Reich del National Institute of Neurological Disorders and Stroke (Ninds), ha sviluppato una mappa cerebrale quadridimensionale che illustra la formazione delle lesioni analoghe a quelle riscontrate nella SM umana. Lo studio, pubblicato su Science, fornisce nuove informazioni sulle fasi iniziali della patologia e potrebbe contribuire all'individuazione di possibili target terapeutici e strategie per la rigenerazione del tessuto cerebrale.
La sclerosi multipla si manifesta quando il sistema immunitario attacca la guaina protettiva delle fibre nervose, nota come mielina. Questo processo provoca infiammazione, deterioramento della mielina e la comparsa di lesioni o placche nel tessuto cerebrale. Gran parte delle conoscenze attuali sulla progressione della SM deriva dall'analisi di campioni di tessuto cerebrale umano prelevati post-mortem, spesso molti anni dopo l'esordio della malattia. Di conseguenza, i cambiamenti iniziali che precedono la comparsa dei sintomi rimangono in gran parte sconosciuti.
Per riprodurre il più fedelmente possibile le condizioni del cervello umano, i ricercatori hanno impiegato un modello animale su un primate: lo uistitì pigmeo. Rispetto ai roditori solitamente utilizzati, infatti, il cervello degli uistitì e quello umano condividono un rapporto più elevato tra materia bianca (i fasci di fibre nervose) e materia grigia (i corpi cellulari neuronali). Il modello così sviluppato forma lesioni multiple cerebrali replicando con grande accuratezza quelle tipiche della SM. L’intero processo può essere inoltre osservato in tempo reale attraverso la risonanza magnetica. Dal momento che queste lesioni possono essere indotte sperimentalmente, il modello consente di esaminare le primissime fasi del processo infiammatorio e delle relative risposte immunitarie che causano una demielinizzazione simil SM.
Il gruppo di ricerca ha combinato immagini di risonanza magnetica ripetute nel tempo con analisi dettagliate del tessuto cerebrale, inclusa l’espressione genica, per monitorare l’origine e l’evoluzione delle lesioni tipiche della SM. Questo processo ha portato all’identificazione di una nuova firma della malattia che potrebbe consentire di individuare le aree cerebrali vulnerabili settimane prima della comparsa delle lesioni visibili. Inoltre, gli studiosi hanno mappato diversi microambienti nel tessuto cerebrale colpito, analizzandone le caratteristiche in relazione alla funzione neurale, ai processi infiammatori, alle risposte immunitarie, all’espressione genica e ai meccanismi di danno e riparazione cellulare.
Un’innovazione davvero importante, perché identificare i primi eventi che si verificano dopo l'infiammazione e distinguere quelli riparativi da quelli dannosi può aiutare a identificare prima l'attività della malattia SM e a sviluppare trattamenti per rallentarne o arrestarne la progressione.
Fonte: Quotidiano Sanità. Leggi qui l’articolo originale.