Italia all’avanguardia in cardiologia con l’impianto di pacemaker senza fili di ultima generazione
L’Ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna ha segnato un importante traguardo nella medicina cardiovascolare con l’impianto del suo primo pacemaker senza fili di ultima generazione.
L’intervento, effettuato su un paziente di 75 anni ricoverato nell’Unità Operativa di Cardiologia diretta dal dott. Andrea Rubboli, rappresenta un progresso significativo nella gestione di pazienti con problematiche legate al sistema elettrico cardiaco.
Il pacemaker tradizionale, impiantato sottocute a livello della clavicola e connesso al cuore tramite fili attraverso le vene, è una soluzione comune per trattare aritmie o danni al sistema elettrico cardiaco dovuti all’invecchiamento. Tuttavia, nei casi in cui i fili vadano incontro a infezioni gravi e non sia possibile sostituirli, l’impianto di un pacemaker senza fili rappresenta una valida alternativa.
Come spiegato dal dott. Rubboli, il paziente era reduce da un’infezione severa e, dopo un periodo di terapia antibiotica mirata, si è proceduto con l’impianto del dispositivo di ultima generazione. Questo tipo di pacemaker, pur non garantendo tutte le funzionalità di un modello tradizionale, offre vantaggi notevoli, tra cui:
- Durata prolungata della batteria, che migliora l’efficienza e riduce la frequenza degli interventi di sostituzione.
- Rimovibilità della batteria una volta esaurita, un’opzione non presente nei modelli precedenti.
- Funzioni intelligenti avanzate, che permettono una stimolazione cardiaca più naturale e adattabile alle necessità del paziente.
L’intervento, condotto con pieno successo e senza complicanze, è stato eseguito dall’equipe di Elettrofisiologia dell’Unità Operativa di Cardiologia di Ravenna, sotto la guida della dott.ssa Daria Drudi. La squadra comprendeva le dottoresse Maria Selina Argnani e Federica Giannotti, i dottori Alessandro Dal Monte e Giuseppe Pio Piemontese, oltre a infermieri specializzati e un tecnico elettrofisiologo. L’intervento ha beneficiato anche della supervisione del professor Antonio Curnis, esperto dell’Università di Brescia.
Questo primo impianto segna un momento importante verso il futuro della cardiologia in Italia, dimostrando come l’adozione di tecnologie all’avanguardia possa migliorare l’assistenza ai pazienti con esigenze cliniche complesse, offrendo loro soluzioni sempre più innovative e personalizzate.
Fonte: Tecnomedicina. Leggi qui l’articolo originale.